Roma — È stata inaugurata venerdì, alla presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli, la mostra “Medif – Mostra degli esuli fiumani, dalmati e istriani”, ospitata nelle Sale del Grottone del Vittoriano.
A ottant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, la storia dell’esodo giuliano-dalmata trova finalmente spazio in uno dei luoghi simbolo della memoria nazionale, grazie al lavoro della direttrice generale Edith Gabrielli, membro del comitato scientifico dell’esposizione.
di Matteo Della Bartola
Curata dall’architetto Massimiliano Tita, la mostra è stata realizzata con il contributo di un comitato scientifico multidisciplinare che ha selezionato documenti, fotografie, oggetti e testimonianze dirette, dando forma a un percorso espositivo di forte impatto emotivo e culturale.
“Si tratta di un momento di grande valore civile e culturale – ha dichiarato Renzo Codarin, presidente di FederEsuli –. È un omaggio alla memoria degli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia e, insieme, un’occasione per far conoscere alle nuove generazioni una pagina fondamentale della nostra storia nazionale, oggi pienamente inserita nel contesto europeo. La mostra è un segno concreto di quanto la memoria dell’esodo continui a vivere, a parlare e a unire gli italiani”.
Durante l’inaugurazione, il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, diretto da Paolo Valerio, ha proposto una performance teatrale ispirata ai temi dell’esilio e della memoria collettiva.
Il percorso museale, che si estende su una superficie di circa 145 metri quadrati, si collega idealmente alla sezione del Vittoriano dedicata al Risorgimento, creando un filo narrativo tra le pagine cruciali della storia d’Italia.
L’ingresso, realizzato con pannelli in acciaio corten, introduce il visitatore attraverso porte automatiche a un ambiente evocativo dedicato al dramma degli esuli. Luci soffuse, suoni ambientali e sagome artistiche trasmettono il senso di smarrimento e spaesamento che accompagnò l’esodo.
Sul pavimento retroilluminato scorrono i nomi dei luoghi di partenza verso Trieste, simbolo del viaggio forzato di migliaia di italiani. Le successive sezioni, arricchite da video e leggii multimediali, documentano la storia dei campi profughi e la ricostruzione di una nuova vita, offrendo anche spazi di “decompressione emotiva”.
Uno dei momenti più intensi della mostra è l’installazione dedicata al tema delle foibe, trattato in chiave intima e simbolica: una sedia Thonet e un monocolo puntato su una rosa rossa tra le rocce, in memoria delle vittime, tra cui Norma Cossetto, giovane studentessa italiana divenuta simbolo del martirio giuliano.
Un’intera area è riservata alle testimonianze dirette degli esuli, con nicchie immersive dove il pubblico può ascoltare le loro voci accompagnate da immagini su videowall.
La sezione conclusiva offre un approfondimento storico e cronologico, con materiali audiovisivi e pannelli che ricostruiscono l’intero arco degli eventi.
La mostra “Medif” rappresenta così un passo importante nella valorizzazione della memoria dell’esodo, restituendo dignità e voce a una vicenda a lungo rimasta ai margini della narrazione nazionale, e riaffermando il valore della storia condivisa come strumento di unità e consapevolezza civile.
Tag: esuli istriani dalmati fiumani, medif, Mostra, roma, Trieste, vittoriano Last modified: Ottobre 26, 2025

