Trieste (venerdì 17 ottobre 2025) — È stato condannato a 16 anni di carcere Kristjan Lumaj, 34enne di origini albanesi, ritenuto il capo della cosiddetta “banda dei Rolex”. Dopo aver scontato la pena, l’uomo sarà espulso dall’Italia, ma per il momento risulta ancora latitante. La sentenza, pronunciata l’11 luglio scorso, è stata depositata in questi giorni con le relative motivazioni.
di Matteo Della Bartola
Secondo la giudice Flavia Mangiante, non ci sono stati segnali di ravvedimento da parte dell’imputato, né elementi tali da giustificare la concessione delle attenuanti generiche. Le condotte messe in atto da Lumaj sono state giudicate “violente, brutali, antisociali e immorali”, e tali da rappresentare un elevato allarme sociale, oltre che indicare una spiccata pericolosità.
Nel corso del processo, la difesa – rappresentata dall’avvocato Giovanna Augusta de’ Manzano – aveva cercato di ricondurre le azioni del suo assistito a una situazione di pressione familiare. Secondo la sua tesi, Lumaj avrebbe agito sotto minaccia di una banda albanese, per saldare debiti contratti per proteggere la propria famiglia. Il giudice ha riconosciuto che tali circostanze sono effettivamente emerse, ma ha precisato che “non giustificano” in alcun modo la condotta criminale.
Inoltre, il tribunale ha disposto la sospensione della responsabilità genitoriale per tutta la durata della pena – nel caso in cui Lumaj dovesse avere figli – e la sospensione perpetua dai pubblici uffici.
Lumaj, tramite la propria legale, aveva confessato le rapine, ma negato il tentato omicidio dell’imprenditore Fabio Galgaro, colpito da un colpo di pistola. Nonostante ciò, è stato condannato anche per quel reato. Il giudice ha chiarito che la confessione non può avere valore se non resa personalmente dall’imputato, e ha dunque escluso qualsiasi beneficio derivante dalla dichiarazione presentata dall’avvocato.
“Ritengo la pena sproporzionata rispetto a quelle inflitte ai correi”, ha commentato l’avvocato de’ Manzano, sottolineando che altri imputati coinvolti nelle stesse rapine hanno ricevuto condanne inferiori.
Nel procedimento parallelo, già definito in appello, Letizia Alaimo, ex compagna di Lumaj e coinvolta a vario titolo nelle rapine, ha visto la sua pena ridotta a 8 anni, rispetto ai 9 anni e 6 mesi inflitti in primo grado.
“Mi duole constatare – ha aggiunto la difensora – che la sentenza non abbia dato rilievo alla devastante situazione familiare e sociale, documentata, nella quale è cresciuto il signor Lumaj”.
In caso di mancato appello, la pena di 16 anni verrà ridotta di un terzo, come previsto dal rito abbreviato, portandola a 13 anni, 3 mesi e 20 giorni. Nel frattempo, però, Lumaj rimane irreperibile.
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