Trieste — Il calcio italiano perde uno dei suoi maestri più autentici. Si è spento all’età di 84 anni Giovanni Galeone, allenatore carismatico, innovatore del gioco e punto di riferimento per più generazioni di tecnici.
di Matteo Della Bartola
Nato a Napoli ma cresciuto a Trieste, dove il padre lavorava come ingegnere alla Ferriera di Servola, Galeone aveva mosso i primi passi nel calcio sul campo del Ponziana, quello che in città tutti ricordano come il campo “di carbonina”. Da lì iniziò una lunga storia d’amore con il pallone, proseguita per oltre quarant’anni tra i campi di provincia e le panchine della Serie A.
“Papà fu trasferito alla ferriera di Servola – raccontava Galeone in un’intervista –. In quel quartiere periferico e proiettato verso est ricostruii le stesse dinamiche che vivevo più a sud: molto tempo passato all’aria aperta, grandi amicizie con i ragazzini del rione che parlavano in sloveno.”
Nel Ponziana, “società storica da cui uscirono Cudicini e Ferrini”, Galeone costruì la sua fama di mezzala di grande tecnica. Negli anni del dopoguerra il club visse anche la singolare esperienza della partecipazione al campionato jugoslavo, sostenuto dal governo di Tito, prima di tornare ai tornei Figc.
Con la maglia del Ponziana arrivò anche la prima grande soddisfazione sportiva: il titolo di campione d’Europa juniores nel 1958. “Ero l’unico dilettante del gruppo – ricordava con orgoglio – insieme a Mariolino Corso e Claudio Guglielmoni. In quella squadra c’erano Albertosi, Salvadore, Bolchi, e poi Rosato, Cera e Facchetti. Tutta gente che ha fatto la storia del calcio.”
Nel calcio regionale vestì anche le maglie del Monfalcone e dell’Udinese, club al quale restò legatissimo per tutta la vita. Con i bianconeri disputò 153 partite in sette stagioni, prima di ritirarsi nel 1973, senza però riuscire a coronare il sogno della Serie B. Viveva a Udine, dove amava trascorrere il tempo libero anche in barca, nella Bassa friulana.
Appese le scarpe al chiodo, iniziò la carriera da allenatore, diventando uno dei tecnici più rispettati e originali del panorama nazionale. A Pescara costruì le sue squadre più belle e spettacolari, proponendo un calcio offensivo e moderno, il famoso 4-3-3 che fece scuola negli anni Ottanta e Novanta.
Il suo nome resta legato anche all’Udinese, al Perugia, al Napoli e al Brescia, ma soprattutto al ruolo di maestro di allenatori. Da lui hanno imparato molti dei protagonisti del calcio italiano: Massimiliano Allegri su tutti, ma anche Giampaolo, Gasperini e tanti altri tecnici che ancora oggi ne riconoscono l’eredità tattica e umana.
Solo la scorsa estate Galeone aveva fatto visita al Cjarlins Muzane, squadra friulana di Serie D allenata da un suo ex allievo, Mauro Zironelli. Un gesto che confermava il suo legame con la terra che aveva scelto come casa.
Se n’è andato in silenzio, come spesso amava fare lontano dai riflettori, lasciando però un segno indelebile nel calcio italiano. Uomo diretto, ironico e appassionato, Giovanni Galeone resterà per sempre uno dei simboli di un calcio capace di unire talento, libertà e pensiero.
Tag: allenatore, calcio, friuli venezia giulia, giovanni galeone, morte, Trieste Last modified: Novembre 3, 2025

