Zagabria (venerdì 24 ottobre 2025) — La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato la Croazia al pagamento di poco meno di 12 mila euro per danni morali e spese legali a Yilmaz Kökbalik, cittadino turco di origine curda perseguitato in patria per le sue idee politiche. L’uomo aveva denunciato il Paese balcanico per violazioni multiple dei diritti umani.
di Matteo Della Bartola
La sentenza, firmata dalla presidente della Corte Ivana Jelić, è stata emessa a luglio 2025 ma resa nota solo oggi grazie a un comunicato dell’ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà, che da tempo segue il caso. Inizialmente erano stati richiesti 50 mila euro di risarcimento, ma la Corte ha riconosciuto solo parzialmente la domanda.
Secondo quanto riportato nella decisione di Strasburgo, il ricorso presentato dall’avvocata Bezbradica Jelavić, legale del 41enne, è stato dichiarato pienamente ammissibile. Il governo croato, rappresentato dall’Avvocatura di Stato, è stato ritenuto responsabile della violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani — quello che vieta la tortura e i trattamenti inumani o degradanti — e dell’articolo 13, che garantisce il diritto a un ricorso effettivo davanti a un’autorità nazionale.
Secondo la ricostruzione della Corte, il 16 febbraio 2021 Yilmaz Kökbalik e quattro connazionali erano entrati clandestinamente in Croazia dal confine serbo, con l’intenzione di proseguire verso la Germania. Fermato il giorno seguente nei pressi della stazione degli autobus di Zagabria, Yilmaz venne arrestato e condotto in commissariato.
Nonostante avesse chiesto che la sua famiglia e l’ambasciata turca non venissero informate, la polizia croata avvisò immediatamente la diplomazia di Ankara, violando la sua volontà. Le autorità emisero quindi un ordine di espulsione e il divieto di reingresso per un anno, ricordando che il rifugiato era già stato destinatario di un analogo provvedimento in Grecia.
Yilmaz venne trasferito nel centro di detenzione per migranti di Ježevo, a 30 chilometri da Zagabria, dove rimase per un mese. Non potendo presentare un ricorso entro i 30 giorni previsti, fu impossibilitato a chiedere asilo. Nonostante le sue richieste di essere rimpatriato in Bosnia o in Serbia, l’ambasciata turca gli inviò un passaporto temporaneo, aprendo così la strada al rischio di rimpatrio forzato verso un Paese in cui temeva persecuzioni.
Secondo l’ICS, che ha diffuso la notizia, il caso di Yilmaz “è solo uno dei tanti episodi che dimostrano come la Croazia espella sistematicamente e illegalmente rifugiati e richiedenti asilo, negando loro il diritto alla protezione internazionale, all’assistenza legale e all’accesso alla giustizia”.
L’organizzazione triestina denuncia inoltre che invece di garantire una procedura regolare d’asilo, le autorità croate “lo hanno detenuto e poi espulso, esponendolo al rischio di nuove violenze”.
La sentenza della Corte di Strasburgo, pur riducendo l’entità del risarcimento richiesto, conferma la responsabilità della Croazia per gravi violazioni dei diritti umani e riafferma il principio secondo cui nessuno può essere sottoposto a trattamenti disumani, neppure nel contesto delle politiche di controllo delle frontiere europee.
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